Vivere in Aussie

24 Gennaio 2012
LA VITA IN AUSTRALIA DEGLI STRANIERI

Ecco che cosa hanno fatto, visto e mangiato gli stranieri dei Bandits nella loro permanenza down under, in Aussie.

From left to right: Sean Jarrett, Jon Durket, Alex Maestri and Justin Staatz

Da Sinistra a Destra: Sean Jarrett, Jon Durket, Alex Maestri e Justin Staatz dei Brisbane Bandits

Il baseball australiano ha tanto da offrire in termini di spettacolarità, atmosfera e ambiente. Anche se può sembrare superfluo da parte dei giocatori locali, tutto questo è invece ben notato da coloro che hanno saggiato l’atmosfera dell’emisfero Sud per la prima volta, o per la prima stagione di campionato.

“E’ stato bellissimo, un esperienza che non scorderò facilmente” ha detto il rilievo dei Brisbane Bandits, Sean Jarrett riguardo al fatto di giocare nel Australian Baseball League. “Le persone sono molto gentili e affabili. Anche il paese è stupendo.”

Jarrett è arrivato a Brisbane direttamente dalla sua città natale Limon in Colorado, per giocare tre settimane nella ABL. Lanciatore destro ha dovuto volare 27 ore per arrivare a destinazione. Partendo da Denver si è dovuto fermare prima a Los Angeles in California poi ad Auckland in  Nuova Zelanda. Aveva già sentito parlare della lega tramite Jason Hirsh dei Melbourne Aces Jason Hirsh e Shane Lindsay, suoi compagni di squadra in america.

“Questa esperienza mi ha aperto gli occhi e la mente su nuove culture” ha continuato Jarrett. “Devo dire che è molto interessante vedere giocare un buon livello di baseball anche al di fuori degli Stati Uniti. Penso proprio di tornare anche il prossimo anno, se me ne daranno la possibilità.”

Alex Maestri è arrivato in Australia direttamente da Viserba, in Italia, grazie ad un consiglio di uno dei suoi ex-compagni di squadra nelle leghe minori americane. Nonostante avesse la curiosità di sbarcare nel campionato Australiano già lo scorso anno, l’ex-prospetto dei Cubs è riuscito ad aggregarsi ai Bandits solo da quest’anno.

“Quando è finita la lega indipendente nella quale ho militato la scorsa estate, mi sono dato subito da fare per trovare una lega invernale che potesse essere competitiva.” ha detto Maestri. “Volevo venire in Australia già l’anno scorso, ma i Cubs non erano d’accordo e non avrebbero pagato il mio trasferimento. Da quando sono diventato free agent ho avuto più possibilità di scelta. Così ho preso il biglietto e sono volato qui. Devo sicuramente ringraziare Ryan Searle, che mi ha fornito i contatti e mi ha permesso di parlare con le persone giuste per venire qui.”

Anche i fan dei Brisbane devono ringraziare Searle, perché Maestri è stato senza dubbio l’asso nella manica della squadra quest’anno. L’Italian Stallion ha concluso il campionato con un record di 4 vittorie e 4 sconfitte con una media ERA di 3.25. E’ stato nominato giocatore della settimana durante l’ottava giornata di campionatoe con due complete game lanciati è stato nominato anche tra i migliori dell’ottava giornata del ABL. E’ stato il terzo lanciatore per inning lanciati con 63 inning e 2/3 ed è quarto per strikeout effettuati, 53.

“Quest’esperienza è stata formidabile” ha detto Maestri riguardo l’ABL. “E’ stato rilassante e direi che la competizione è veramente buona. Mi è piaciuto visitare questo bel paese, dopo aver giocato in diverse città americane.”

Il livello di competizione del ABL è sicuramente ad un livello alto. Con i roster che includono molti talenti locali e ogni squadra che si è mossa sul mercato per trovare eccellenti stranieri, alcuni di essi con un passato nelle Major League. Per Jon Durket, il rilievo mancino dei Bandits, direttamente da El Dorado Hills in California, salire sul monte contro questi avversari è stato stimolante.

“Forse questa è stata la più bella esperienza di baseball che ho fatto in tutta la mia vita,” ha detto Durket sul fatto di giocare nella ABL. “Non ci sono molti posti dove puoi affrontare tanti giocatori che hanno giocato in Major, escluse le leghe più importanti.”

Il mancino è arrivato in Australia dai Redlands Rays con la speranza di poter giocare nelle file dei Bandits. Il manager di Brisbane, Kevin Jordan gli ha detto di allenarsi bene, gli ha dato la possibilità di allenarsi con la squadra e dopo qualche settimana l’ha ingaggiato, facendolo diventare uno dei punti fissi del roster. Per il venticinquenne Durkett questo aneddoto insolito gli ha permesso di mostrare a tutti le sue potenzialità.

“E’ stata un opportunità speciale” ha detto Durket. “E’ come diventare un campione in un altro paese. Per uno come me, che non ha mai avuto la possibilità di giocare nelle leghe minori in America o essere una scelta dei draft universitari è l’opportunità della vita. Inoltre è la chance di giocare contro giocatori di alto calibro.”

Affrontare una competizione professionista come quella Australiana ha dato la possibilità a molti giocatori di muoversi per il futuro. Oltre all’obiettivo di vincere il campionato, molti giocatori sperano di mettersi in mostra per essere ingaggiati da importanti squadre americane e internazionali, per continuare la rincorsa verso le grandi leghe.

“Buonissima lega, finché si continua a giocare contro avversari di questo calibro, si ha la possibilità di allenarsi bene e migliorare le proprie skill” ha affermato Justin Staatz. “Devo dire che pè molto interessante giocare da free agents. Puoi essere visto da qualche scout della MLB o delle lega Giapponese. Oltre a questo si vive in Australia, un paese dalle grandi possibilità.”

Staatz ha giocato come partente in sole due gare per i Brisbane in questa stagione. Già nella stagione 2007/2008 aveva giocato in Australia, per una squadra di club. Nato a Santa Monica in California e cresciuto nelle minor league dei Minnesota Twins ha fatto amicizia con qualche compagno di squadra australiano che l’ha convinto a giocare in Oz. Per Staatz questa è la terza stagione con i Windsor Royals, nella serie B Australiana, militante nella Queensland Major League.

“Quello che mi piace del baseball Australiano è che lo puoi giocare tutto l’anno” ha continuato Staatz. “In passato ho avuto momenti nei quali era difficile allenarmi, mi veniva il panico a immaginare che il mio braccio potesse perdere potenza. Una volta arrivato in Australia ho capito che era il posto giusto per me.”

Intervistando tutti gli stranieri si è capito che hanno tutti assimilato il motto australiano: “se oggi è una bella giornata, domani sarà perfetta”. Oltre ad aver avuto la possibilità di volare nelle principali città per gli impegni di campionato, questi ragazzi hanno anche visitato qualche zona nei giorni liberi.

“Adoro la spiaggia, è stata la prima cosa che sono andato a vedere,” ha proseguito Maestri. “I primi due week end che ho passato in Australia mi hanno permesso di visitare la Sunshine Coast, la Gold Coast e sono andato anche all’Australian Zoo. Ho passato molto tempo nelle vicinanze di Brisbane e a Natale mi sono spostato a Byron Bay. Quando ero in trasferta, il giorno dopo la partita lanciata, mi sono divertito a visitare le altre città.

Dopo essere stati a Canberra, Sydney, Melbourne, Perth e Adelaide, i giocatori dei Brisbane Bandits hanno volato su tutta l’Australia, vedendo numerose spiagge e mangiando le preparazioni Australiane e imparando i detti locali.

“Abbiamo viaggiato per tutto il paese e abbiamo visto diverse citta, tutte molto belle” ha detto Durket. “L’Australia ha le migliori spiagge del mondo, almeno rispetto a tutte quelle che ho visto. Penso che mangiare le pie alla carne sia un usanza australiana, perchè non le ho viste mangiare mai in America. Mi piacciono molto devo dire: sono un fan delle meat pie.”

Jarrett ha poi aggiunto: “Ho bevuto la birra XXXX Gold, ho mangiato fish and chips, e ho provato l’incredibile creazione del vegemite (ha detto Jarret con un tono sarcastico) ho imparato nuove parole e ho notato come gli Australiani parlino solo con le vocali… ma le spiagge sono formidabili.”

Nonostante il paese cosiddetto down under abbia molto da offrire, ci sono molte cose di cui gli stranieri dei Bandits hanno nostalgia. A tutti quanti manca l’affetto di familiari e amici, soprattutto Finn, il nipote di Staatz e le tre cuginette di Maestri, un altra cosa è il mangiare e le preparazioni culinarie di casa. Al lanciatore destro italiano manca il tocco magico in cucina della madre, mentre ai due California Boys il sapore del Messicano della California.

“Chipotle” è il ristorante che manca di più a Staatz. “Hanno il miglior burrito del mondo.”

Staatz cerca sempre di condividere con i suoi compagni la sua passione per le più famose catene di burrito, soprattutto quelle presenti in suolo americano.

“Mi manca il cibo messicano” ha detto Durket. “Ma anche l’NFL. Chipotle è il miglior ristorante, difficile batterlo. Ho provato qui in Australia a interessarmi al “‘footie” e alla “league”, ma non c’è niente da fare. Come si fa a battere la domenica di football americana?”

Per ora il rimpiazzo del suo ristorante preferito è diventato Guzman Y Gomez. Tutti questi ragazzi, nonostante la nostalgia di casa, hanno anche avuto la possibilità di impaurirsi per nuovi animali che non avevano mai visto prima.

Staatz ha menzionato i dropbear, animali molto simili ai koala che hanno la fama di attendere che una persona si avvicini sotto l’albero nel quale vivono e di attaccarla con la loro voracità per la carne. Per Staatz però questa è solo una paura di quello che si è sentito dire, nulla in confronto di quello che è capitato a Maestri.

“Sono stato attaccato da un magpie nel giardino di casa” ha detto l’Italiano. “Ho visto qualche lizard nei miei primi giorni di permanenza, sono delle creature disgustose. Poi ho visto un grosso serpente che stava cambiando pelle, proprio sopra l’albero dei nostri vicini. Odio i serpenti.”

Con Jarrett che condivide il disgusto per i serpenti con Maestri, l’americano ha aggiunto la sua paura per i ragni che gli hanno dato l’ansia per tutto il suo soggiorno in Australia. Durket poi ha aggiunto che, quando andava a tuffarsi nel mare aveva sempre il dubbio di cosa ci fosse sotto di lui.

“Ho visto uno squalo toro, il fatto di fare il bagno spesso in questa stagione e sapere che forse poteva essere vicino a me, mi faceva impazzire” ha detto.

Nonostante i vari spostamenti e i grossi viaggi per l’Australia, tutti quanti sono d’accordo a dire che l’Australia è un gran posto dove giocare a baseball. Il fatto di avere persone che li seguissero dall’America o da altri paesi ha dato a tutti un orgoglio particolare.

“Mi è piaciuta l’atmosfera che si è creata” ha detto Durket. “Stare insieme a questi ragazzi ed essere seguiti dai fan dei nostri paesi è stato per tutti motivo di orgoglio per tutti noi. Questa è una cosa che non ho mai provato in America.”