Vivere in trasferta

23 Maggio 2012
VIVERE IN TRASFERTA

La sfida più dura per chi gioca all’estero? Adattarsi

Fanno parte della nazionale italiana di rugby, vanno a canestro con la maglia azzurra e difendono l’Italia nei campionati internazionali di baseball.Come Castrogiovanni e Anzanello tanti altri giovani atleti hanno scelto di emigrare per crescere professionalmente.

Castrogiovanni con il suo cane.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono le nostre giovani promesse dello sport, molte delle quali hanno scelto di migrare all’estero per crescere professionalmente, ottenendo a volte ingaggi in campionati prestigiosi. E con la gratificazione è arrivata anche la sfida più emozionante: quella di adattarsi a stili di vita e culture diverse. Cosa tutt’altro che semplice.
OBIETTIVO AMBIENTARSI. Che si tratti di Paesi lontani come il Giappone o vicini come l’Inghilterra, ambientarsi, infatti, non è affatto scontato.
«Gli inglesi sono più freddi di noi latini. Anche solo per invitarti a mangiare hanno bisogno di tempo. E io il primo anno non parlavo nemmeno bene la lingua», ha raccontato a Lettera43.itMartin Castrogiovanni, pilone dei Leicester Tigers dal 2006 e titolare della nazionale di rugby italiana. «Non riuscivo ad abituarmi alle case con la cucina al primo piano e il resto dei  locali al secondo. Piuttosto che rifare le scale mangiavo senza sale».

DA NOVARA A BAKU. E chi ha avuto il coraggio di spingersi più lontano ha incontrato le stesse difficoltà. «È stato un vero trauma per circa due mesi perché tutte le mie compagne di squadra parlavano azero o russo, solo una sapeva l’inglese», ha ricordato divertita la pallavolista Sara Anzanello che dopo aver giocato 10 anni tra Novara e Villa Cortese, dall’ottobre del 2011 si è trasferita a Baku, capitale dell’Azerbaijan, per diventare titolare nell’Azerrail.

Anche chi è andato negli Stati Uniti ha avuto sorprese.

Chi ha messo più chilometri tra lui è e l’Italia è stato Alessandro Maestri, da aprile 2012 lanciatore dei Kawaga Olive Guyners, squadra di baseball di Takamatsu, Giappone.

Ci sono poi i campioni che stanno facendo sognare l’America: Alex Liddi, il Big boy dei Seattle Mariners, Danilo Gallinari, cestista dei Denver Nuggets e la giovane Giulia Montanaro, che dall’Arizona sta scalando la classifica individuale per college del golf.

FESTA DI SAN GENNARO. Per loro vivere da italiani negli Stati Uniti è stata un’esperienza nuova e, a tratti, paradossale. Soprattutto se si viene invitati alla parata di San Gennaro che la comunità italo-americana organizza ogni anno a New York. «C’erano moltissimi connazionali, quasi tutti di una certa età», ha raccontato a Lettera43.it Danilo Gallinari, trasferitosi nel 2006 nei Knicks allenati da Mike D’Antoni. «Tutti volevano parlare con me, ma ognuno lo faceva usando un misto di dialetto e italiano che facevo veramente fatica a capire e alla fine ho dovuto chiedere di parlare in inglese».

SOCIAL NETWORK PER PARLARE CON CASA. Gli episodi da condividere con gli amici rimasti a casa non mancano e ora, grazie a Twitter e Facebook, basta un clic per svelare il vero volto dei campioni. Una quotidianità fatta di cibi tutti da scoprire e foto scherzose insieme ai compagni di squadra.

Danilo Gallinari scherza nello spogliatoio con un compagno di squadra.